Architettura tra TAUTOLOGIA e METAFORA
L’architettura ondeggia sempre tra due poli, tra due sponde entro le quali deve in qualche modo stare: tautologia e metafora.
Tautologia perché abbiamo bisogno di poter avere punti di riferimento stabili e riconoscibili (una casa é una casa, una chiesa é una chiesa, una porta é una porta,...), metafora perché deve essere in grado di far andare oltre sè, deve saper condurre fuori, verso altro
Per alcuni architetti l’architettura é sostanzialmente tautologia, ed il primo é sicuramente Giorgio Grassi che ne ha fatto la base della propria poetica, sintetizzata in scritti come “costruzioni per la città antica, la mediocrità come scelta obbligata” oppure “una casa é una casa”. Per la Biblioteca di Valencia Grassi afferma che il progetto si basa non sulla “analogia” tra biblioteca e castello ma sulla totale coincidenza: la biblioteca é un castello (per dirla con le sue parole , l'oggetto necessario e l'oggetto dell'evocazione coincidono) Lo stesso vale per tutte le altre sue opere (Berlino,Sagunto, Groningen,...)
Anche per Rossi, in fondo, si tratta di tautologia e ciò che fa da tramite é il tipo: l’architettura non esce mai da se stessa. Che poi la sua architettura abbia una forza poetica ed evocativa superiore a quella di Grassi é in questa fase ininfluente. Se leggiamo l’autobiografia scientifica vediamo che Rossi parla delle cabine dell’Elba, del San Carlone di Arona, dell’osteologia e persino delle caffettiere della nonna e siamo tentati di pensare a "metafore" ma in realtà sono solo suggestioni personali che raramente trovano una diretta esplicitazione nelle sue opere, e soprattutto queste ultime non sono metafora delle prime, sebbene il cimitero di Modena o il progetto della Casa dello studente di Chieti siano, ad un occhio attento, debitrici di tali immagini.
Anche per i "maestri" di Rossi tutto si svolge rigorosamente nel mondo dell'architettura se è vero che Mies la definiva come "chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta" mentre Tessenow parlava di "strade stradose".
Ma per moltissimi invece l'architettura esprime se stessa anche tramite un rimando più o meno esplicito ad altro
Il tempio greco é metafora della costruzione in legno, ma al contempo lo é anche del bosco sacro che contiene la casa (naos) del dio; le navate delle cattedrali gotiche, così alte, luminose...sono metafora di un filare in un bosco, di un viale, di una strada.
L’architettura rimanda alla concezione del mondo del momento in cui é concepita: se confrontiamo la facciata e gli interni di Sant’Andrea a Mantova con Sant’Ivo alla Sapienza a Roma, oppure la forma della cupola di San Pietro a Roma con quella di San Carlo alle quattro fontane e contemporaneamente le relazioniamo con l’homo ad circulum e con le forme geometriche scoperte dai matematici e fisici della fine del ‘500 inizio ‘600 ( ad esempio il logaritmo) ci accorgiamo della perfetta corrispondenza e sovrapponibilità. Così come l’architettura rinascimentale é perfettamente coerente con l’idea di un mondo in cui l’uomo é al centro dell’universo, con le sue proporzioni geometriche perfette, l’architettura barocca segue la visione di un mondo profondamente modificato da scoperte scientifiche (Keplero, Copernico, Galileo,...) e morali-religiose (Riforma luterana) : l’uomo non é più il centro, é in orbita attorno ad altri centri, non ci sono più grandi certezze, non c’é più un solo punto di vista (quindi la prospettiva) ma sono molteplici e variano in continuazione, e così il cerchio diventa ellisse, parabola, spirale. Ma é così anche in epoche più recenti: Le Corbusier parla della casa come “macchina per abitare” ed i sui riferimenti, oltre ai templi greci, sono le automobili ed i piroscafi (nel dopoguerra l’analogia tra Unité d’habitation e navi da crocera é sorprendente) e molta dell’architettura contemporanea definibile con la comoda etichetta di “decostruzionista” (Hadid, UnStudio, Gehry,..) rimanda al cosiddetto “spazio liquido” di matrice informatica, per cui l’accostamento tra un treno ad alta velocità e certi edifici é del tutto analogo a quello sopra citato.
In generale le facciate della storia dell’architettura sono sempre state “parlanti” o perché con la loro decorazione segnalavano lo status del suo proprietario oppure perché dovevano comunicare un messaggio: penso alla grande facciata di San Michele a Pavia, una sorta di screen ante litteram. Erano quindi metafora, veicolavano un messaggio altro da sè.
Come abbiamo già avuto modo di dire in precedenti post, molti architetti contemporanei utilizzano la metafora o la “narrazione” in modo sistematico, da Herzog e DeMeuron a Steven Holl ( il “limited concept”), ma anche tra chi non la esplicita troviamo esempi interessanti, come ad esempio Piano al Beaubourg a Parigi ( una grande macchina flessibile) o ancor di più il Nemo ad Amsterdam, una nave ancorata al porto.
Calatrava spesso si fa ispirare dal mondo della natura (animali, sistema scheletrico, corpo umano, ....) e lo splendido aeroporto di Saarinen a New York é una evidente metarafora del volo.
Anche la villa a Bordeaux di Rem Koolhass, straordinaria per come riesce a fare della mobilità un’architettura, é evidente metafora della Ville Savoye e si basa anche su una sorta di narrazione, che è il passaggio da una sorta di grotta ipogea sino ad arrivare ad un volume sollevato magicamente da terra.
Alle olimpiadi cinesi abbiamo visto uno stadio che viene chiamato “il nido” mentre la piscina, il watercube, richiama la metafora delle bolle, e quindi dell’acqua.
Arriviamo, per quando possibile, ad una conclusione.
Sebbene esistano straordinarie architetture totalmente "tautologiche" ed altre altamente "metaforiche", l'architettura è al contempo una disciplina con un proprio statuto (quindi delle regole precise, definite, tali da poter essere lette e riconoscibili: un edificio per abitazione non lo si può confondere con una scuola) ed una pratica artistica capace di "evocare" altro da sè.
Così il Panteon è il luogo in cui si pregavano tutti gli dei e, coerentemente, è l'immagine dell'universo, una sfera perfetta il cui "occhio" guarda al cielo reale.
(post originale da Das Andere Dicembre 2012)
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