Architettura come MEDIO PROPORZIONALE

 

  1. Partiamo con una definizione:
    Il medio proporzionale matematicamente è una proporzione del tipo a:b =b:c

    è cioè una grandezza che è in relazione con altre due, una più piccola ed una più grande

    Piero della Francesca nella Pala di Brera stabilisce un rapporto proporzionale tra l'uovo, la nicchia ed il viso della Madonna.



    Potremmo allora dire che

    L'architettura è il medio proporzionale tra l'uomo ed il mondo.

    Vi è la necesità per l'uomo di qualcosa di intermedio (e non solo dimensionalmente) tra sè ed il resto del Mondo, tra ciò che è piccolo, anche infinitamente piccolo, e grande, anche infinitamente grande.

    L'uomo senza una "dimensione intermedia" si perderebbe, non si orienterebbe, non potrebbe "abitare", cioè sentirsi a casa, in un luogo che non potrebbe comprendere e che plasticamente non lo rappresenterebbe in quanto singolo e come essere in relazione con gli altri e con tutto ciò che esitste.
    Questo "qualcosa" è l'architettura.

    Non  è solo questione di dimensioni fisiche ma anche di significati. 
    L'architettura diventa mediatrice e visualizzatrice di significati.

    Ecco perché le chiese hanno dimensioni verticali così spropositate rispetto al loro ruolo funzionale di ospitare uomini non più alti di 2 metri: sono il medio proporzionale tra l'uomo e Dio.



    Ma, lo ribadiamo , non è questione solo di dimensioni "fisiche": anche il tempietto di San Pietro in Montorio, di per sé "piccolo", esprime tutta l'armonia dell'Universo ed è  quindi l'immagine plastica della concesione dell'universo dell'uomo rinascimentale.
    L'uomo del cinquecento contempla l'universo grazie allo "strumento" del tempietto di Bramante



    Anche per il rapporto con il paesaggio vale la stessa logica: la vista dello stesso luogo da un punto esterno o dall'interno di un edificio dà emozioni diverse.


    ( J. Nouvel, Lucerna)

    È quello che potremmo definire "effetto inquadratura" che non solo esclude qualcosa ma soprattutto si pone come medio tra la finitezza dell'uomo e l'infinito di ciò che lo circonda.


    (A. Siza, Fondazione Ibere Camargo)
    Una scatola tutta vetrata "definisce" poco, mentre una parete con una finestra (più o meno grande, orientata in un certo mdo, che ci permette quindi di fare delle "scelte")  si frappone, media, ci fa decidere e selezionare, opera come uno zoom tramite il nostro movimento nello spazio e quindi ci permette di dominare lo spazio esterno infinito, stabilendo una relazione dinamica tra interno ed esterno, tra circoscritto ed infinito, tra noto ed ignoto, tra sicuro e pericoloso.

    ( R. Magritte, La condizione umana, 1935 )
    Tornereno a breve su questo argomento.
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